giovedì 31 gennaio 2013

Il Patto

Si era svegliata, Sofia, con una immensa voglia di guardare il mare. Era inverno, sì gennaio e freddo, ma già subito dopo l’alba un sole forte aveva rischiarato la giornata. Il giorno prima una vigorosa tramontata aveva fatto il suo lavoro di pulizia lasciando l’aria tersa e frizzante, il cielo azzurro, di quell’azzurro che solo il vento del nord sa dare.
Si era vestita, tuta e un giaccone imbottito, scarpe da ginnastica. Prima di uscire aveva afferrato il suo libro e presa la macchina, si era diretta verso il mare. Aveva scelto un posto poco conosciuto, speranzosa di trovarci poca gente, se non addirittura nessuno. In fondo era una giornata d’inverno, il mare non era proprio quello che le persone cercavano in quel periodo.
Sulla spiaggia c’era pochissima gente. Una coppia di innamorati passeggiava per mano; un uomo tirava legnetti al suo cane che tutto contento li riportava ripetendo un gioco che somiglia tutto a un’andata e ritorno d’affetto che, forse, solo l’amore incondizionato dei cani sa fare.
Il mare era calmo, d’argento e il sole gli conferiva un riflesso brillante. Sofia sistemò l'asciugamano e scaldata dal sole e da quella vista pacifica si sedette. Occhiali da sole scuri a filtrare raggi anche troppo potenti. Dallo zaino tirò fuori il libro, ne accarezzò la copertina, lo apri aspirandone l’odore. Con il viso in mezzo alle pagine e lo sguardo un po’ perso verso il mare, oltre gli occhiali scuri scorse le sagome di due uomini a cavallo.
Quella vista la destò dalla perdita di cognizione nella quale, senza rendersene conto, si trovava quando apriva un libro. Gli uomini passarono a pochi metri da lei, calmi, in sella a due splendidi cavalli, uno bianco e l’altro scuro, i quali  con un atteggiamento vanesio si esibivano in un passo elegante e sicuro. Anche loro, gli uomini, erano pacifici proprio come i cavalli, come quella spiaggia e quella giornata di fine gennaio. 
Sofia li ammirò per qualche istante.
Uomo e cavallo. 
Da quanto tempo quelle due specie avevano stipulato un patto tra loro? Si domandò.
I cavalli pian piano montarono un trotto altrettanto elegante. Gli uomini in sella ben piantati e sicuri dei loro animali sembravano esprimersi in una comunicazione sottile fatta di movimenti armoniosi, senza bisogno di parole. 
Nonostante fossero uomini robusti, sopra a quegli animali sembravano incedere in uno stato di leggerezza. In particolare il cavaliere del cavallo bianco, notò Sofia, aveva un modo tutto particolare di muovere il bacino, alzandolo e abbassandolo con tenace costanza e raffinata potenza. 
Quel movimento così ben adeguato al trotto del cavallo procurò strani pensieri alla donna.
Abituata com’era a perdersi nelle emozioni dei personaggi nei suoi libri preferiti, Sofia non faticò a lasciarsi andare alle sue fantasie. Non fu difficile per lei immaginare seduta davanti a quell'uomo una donna sinuosa intenta ad accogliere il movimento del suo bacino  e tutto quello che ne conseguiva. Lasciandosi andare a quella fantasia avvertì forti brividi sulla pelle, nonostante il sole. 
Ma non era il sole a scaldarla in modo così prepotente bensì quelle fantasie, alimentate dall’immagine sfocata dell’uomo sul cavallo bianco che si spostava al trotto con un argenteo orizzonte come fondale.
I due uomini a cavallo si allontanarono, e Sofia sospirando abbandonò le sue fantasie posando gli occhi sul libro, riprese la storia lasciata la sera prima entrando nei personaggi tanto da far battere il suo cuore all’unisono con quello dell’eroina del libro. 
Intanto il sole continuava a scaldare la sabbia, e tutto ciò che vi era poggiato sopra, comprese le creature che in quella fredda giornata di gennaio avevano deciso di passare qualche ora in riva al mare.
Passò un po’ di tempo, un’ora, forse più, quando da lontano Sofia scorse le sagome dei due uomini a cavallo tornare. Ora il sole era alto nel cielo e la sabbia tiepida e invitante, la donna si tolse le scarpe per infilare i piedi tra i granelli piacevolmente caldi. Anche le mani vi aveva infilato e quel tepore amabile pian piano le aveva scaldato le membra, e poi la pelle tutta, uno strano calore sentiva ancora dentro, nel basso.
Gli uomini si avvicinarono e proprio davanti a lei scesero per far riposare i cavalli. 
Quello smontato dal cavallo bianco le suscitò un sussulto. Tolto il cappello da equitazione vide che era biondo, e alto, con spalle larghe. Sicuramente un bell’uomo, ma in effetti anche l’altro lo era. Il primo, però, aveva qualcosa in più agli occhi di Sofia. 
Forse quel modo superbo di muovere il bacino. 
O forse semplicemente un ricordo legato a qualcosa di molto più intimo e misterioso.
Per non farsi notare, nascose il viso dietro il libro. Ogni tanto sporgendo la testa osservava l’uomo che accarezzava il muso del suo bel cavallo, sussurrandogli qualcosa alle orecchie. Di nuovo si chiese Sofia quale tipo di patto potessero aver stretto uomini e cavalli, che alle donne continuava a rimanere sconosciuto. 
E chissà qual’era il patto specifico tra quell’uomo e il suo cavallo. 
L’armonia tra i due era perfetta. 
C’era qualcosa di estremamente sensuale e vitale che circondava la relazione tra uomo e animale, una relazione che si perdeva nella notte dei tempi.
L’uomo salì nuovamente sul cavallo e accarezzandogli il capo lo sprono al passo, qualche metro verso sinistra, e poi indietro qualche metro a destra. Sofia sbirciava da dietro il libro. Il movimento del bacino dell’uomo continuava a provocarle un forte turbamento. Di nuovo socchiuse gli occhi e in uno spiraglio di luce vide la sagoma sfocata dell’uomo sul suo cavallo e di nuovo quella donna sinuosa davanti a lui, che era lei, ormai muoversi senza più freno.
Il sole alto, il rumore del mare, quella sagoma di uomo e cavallo tra le ciglia socchiuse di lei, tutto il caldo e l’umido della sensualità del mondo. Ecco cosa sentiva Sofia, un trasporto al quale non sapeva dare nome, quasi senza rendersene conto infilò una mano nella maglietta a sfiorarsi un seno. Il capezzolo era lì, indurito come fosse in attesa. Ma c’era qualcosa di molto più interiore e intimo ad essere in uno stato di insostenibile attesa. Il suo corpo dentro, le sue viscere calde, sanguigne. L’unica cosa che desiderava in quel momento era accogliere il movimento dell’uomo, sul suo cavallo, fino in fondo, a toccare l’intimo più intimo di lei, fino a riempirla di siero vitale. 
Quell’uomo biondo e bello sì, ma esclusivamente in quella prodigiosa immagine che lo coglieva in una simbiosi dall’elevata virtù estetica e inconscia con il suo animale.
Uomo e cavallo. 
Da quanto tempo quelle due specie avevano stipulato un patto tra loro?
Osservò ancora l’uomo sullo splendido cavallo bianco allontanarsi, non lo avrebbe rivisto mai più eppure quelle fantasie le sarebbero rimaste ancora per molto dentro di lei, a scaldarle le viscere come nessuno mai. 
Sorrideva malinconica, ora Sofia, all’idea che in un tempo passato che si  perde nella notte dei tempi, gli uomini e le donne avevano dimenticato di stringere un patto tra loro.