Racconto pubblicato nell'antologia 'In cucina' della Giulio Perrone Editore
L’Amore al tempo dei peperoni
Quando ho bisogno di distrarmi devo fare qualcosa di impegnativo, usare le mani e la testa in un unico senso di marcia, creando qualcosa che ridesti il piacere di vivere.
Ho bisogno di scacciare dalla testa la tua presenza ingombrante che oggi non porta niente di buono.
Ho acquistato verdure di ogni tipo e gli odori, da dosare con armonia affinché la pietanza sia equilibrata. E per la cottura, l’alternanza di fuochi alti e bassi è il vero segreto.
Alti e bassi, le emozioni che mi abitano quando vivo te. La tua assenza costante lascia intatta la mia libertà. Alcune volte ne gioisco, donna emancipata; altre invece impazzisco, animale in cattività.
Osservo i peperoni nel forno, sono gialli e rossi e verdi, hanno iniziato a scurirsi, ma non sono ancora pronti, hanno bisogno di tempo, ancora.
Ogni cosa ha un tempo suo. Oggi non è tempo per me, i miei pensieri sono ancora acerbi o troppo maturi. Non sono ancora pronta per finire o proseguire questa storia delirante…
Sto bollendo i fagiolini, poi li condirò aggiungendo la menta raccolta in giardino, quella che cresce spontanea accanto al limone, godendo ogni giorno della sua indispensabile ombra.
Sono la tua menta, godo della tua ombra senza accorgermi che questa è diventata, ormai, frustrante dipendenza: per quanto possa estendermi, le mie foglie non arriveranno mai ad intrecciarsi con i tuoi rami.
Verso le zucchine nell’olio piccante, e poi i pomodori pachino, sanguigni e veraci, talmente belli da far sognare il sole fertile e onesto della Sicilia che li ha maturati, poi una spolverata di sale. Il pomodoro appena scottato, con il sale non ancora sciolto, è tra i sapori che amo. Lecco il cucchiaio concedendomi questo piacere salato.
Un amore segreto è il sale della vita, amore lunare, consumato in camere d’albergo, salato eccome, piccante, che tuttavia mi lascia sempre uno stremo di sciapa amarezza.
L’olio è piccantissimo e l’odore che ne viene è appetitoso. Quando mi dedico a quest’arte i profumi dei cibi in cottura, dapprima stuzzicano l’appetito, poi man mano lo calmano, quasi saziandolo.
Non accade con te, maledizione! Non basta il tuo odore a saziarmi. Vorrei ogni volta assaggiarti per poi divorarti voracemente. Davanti a tutti, e confessare all’intera umanità la mia solitaria natura di lupa, avida di te.
Affetto i pomodori adagiandoli su un piatto di rucola, li accompagnerò con la mozzarella di bufala e foglioline di basilico; nel frattempo apro una scatola di fagioli, quelli di tipo messicano, già piccanti perché provenienti dal sud del mondo, caldo ed invitante. Preparo un sugo con un trito di odori e peperoncino. Sarà la salsa densa e profumata che li accompagnerà.
Sul fuoco alto aspetta la griglia rovente liberando un fumo aromatizzato come se, nel vapore che sprigiona ogni volta, conservasse il proprio passato.
Sono griglia anch’io, e il mio corpo scaldandosi esala ogni volta la sostanza eterea delle tue ultime carezze. Contatti furtivi, eppure così indelebili nell’odore che non mi abbandona mai.
Sciacquo le melanzane, notando come la forma e la consistenza donino piacere già al tatto. Una volta grigliate, le bagno con l’olio e ci verso un trito di aglio e prezzemolo. Saranno più buone nei prossimi giorni, se solo avessi la pazienza di aspettare che si insaporiscano per bene.
Un incontro rimandato porta con sé il piacere dell’attesa, insaporita dal desiderio portato alla lunga e dalle fantasie dell’indugio, peccato che la smania di possesso spesso privi gli umani di questa delizia.
Dalla finestra entrano i rumori del pomeriggio, suoni quasi silenziosi. Nel quartiere c’è poca gente e di rado passano macchine, fa caldo e sudare mentre cucino mi rende viva come non mai. Esco in giardino e non sento altri odori provenire da case vicine. L’aria profuma della calura di agosto, una fragranza che sa di malinconia. Rientro velocemente accorgendomi che, invece, in casa regna un miscuglio di odori felici.
La felicità d'estate è cuocere le verdure.
La mia consolazione d’ agosto, è cucinare per amici cari… visto che tu non ci sei, non mi cerchi, tu lontano dal mio corpo, io fuori dai tuoi pensieri.
Tra un po' avrò diversi piatti sul tavolo, profumati e piccanti.
Quando devo distrarmi ho bisogno di fare qualcosa del genere.
Oggi ci sono riuscita.
Nonostante la malinconia: ora tu non sei più tu ma lui, ed il suo pensiero è meno insistente, rarefatto, disperso.
Tra un po’ arriveranno gli amici con i quali non ho segreti, da sempre.
Racconterò loro di come il mio cuore sia preso da quest’uomo che non mi appartiene, che mangia in un’altra cucina e dorme in un altro letto abbracciando un’altra donna.
Rivelerò loro la mia pena, davanti alla buona bottiglia di vino che porterà Francesca, che di vini se ne intende.
Ci racconteremo cose con l’anima in mano, come accade di solito tra chi condivide una tavola piena di cibi e bontà e complicità e sguardi che confortano più delle parole.
Poi finiremo la cena con il dolce preparato da Piero.
Infine fumeremo qualche sigaretta perché d’estate c’è più gusto a fumare, all’aperto, come a mangiare, a parlare seguendo l’eco delle voci in un quartiere desolato di una città abbandonata, in una notte condita di stelle cadenti.
Serafino ci racconterà del suo ultimo viaggio ed Arianna del suo ennesimo licenziamento.
E si riderà, perché con loro si ride sempre, anche quando si è tristi.
Quando andranno via il mio cuore sarà più leggero.
D’estate la felicità è fatta di delizie dell’orto e deliziosi amici che ti comprendono senza mai giudicare, perché nell’esercizio del proprio vivere, conoscono bene l’ineluttabilità della vita.
Nicoletta Stecconi