giovedì 31 gennaio 2013

Il Patto

Si era svegliata, Sofia, con una immensa voglia di guardare il mare. Era inverno, sì gennaio e freddo, ma già subito dopo l’alba un sole forte aveva rischiarato la giornata. Il giorno prima una vigorosa tramontata aveva fatto il suo lavoro di pulizia lasciando l’aria tersa e frizzante, il cielo azzurro, di quell’azzurro che solo il vento del nord sa dare.
Si era vestita, tuta e un giaccone imbottito, scarpe da ginnastica. Prima di uscire aveva afferrato il suo libro e presa la macchina, si era diretta verso il mare. Aveva scelto un posto poco conosciuto, speranzosa di trovarci poca gente, se non addirittura nessuno. In fondo era una giornata d’inverno, il mare non era proprio quello che le persone cercavano in quel periodo.
Sulla spiaggia c’era pochissima gente. Una coppia di innamorati passeggiava per mano; un uomo tirava legnetti al suo cane che tutto contento li riportava ripetendo un gioco che somiglia tutto a un’andata e ritorno d’affetto che, forse, solo l’amore incondizionato dei cani sa fare.
Il mare era calmo, d’argento e il sole gli conferiva un riflesso brillante. Sofia sistemò l'asciugamano e scaldata dal sole e da quella vista pacifica si sedette. Occhiali da sole scuri a filtrare raggi anche troppo potenti. Dallo zaino tirò fuori il libro, ne accarezzò la copertina, lo apri aspirandone l’odore. Con il viso in mezzo alle pagine e lo sguardo un po’ perso verso il mare, oltre gli occhiali scuri scorse le sagome di due uomini a cavallo.
Quella vista la destò dalla perdita di cognizione nella quale, senza rendersene conto, si trovava quando apriva un libro. Gli uomini passarono a pochi metri da lei, calmi, in sella a due splendidi cavalli, uno bianco e l’altro scuro, i quali  con un atteggiamento vanesio si esibivano in un passo elegante e sicuro. Anche loro, gli uomini, erano pacifici proprio come i cavalli, come quella spiaggia e quella giornata di fine gennaio. 
Sofia li ammirò per qualche istante.
Uomo e cavallo. 
Da quanto tempo quelle due specie avevano stipulato un patto tra loro? Si domandò.
I cavalli pian piano montarono un trotto altrettanto elegante. Gli uomini in sella ben piantati e sicuri dei loro animali sembravano esprimersi in una comunicazione sottile fatta di movimenti armoniosi, senza bisogno di parole. 
Nonostante fossero uomini robusti, sopra a quegli animali sembravano incedere in uno stato di leggerezza. In particolare il cavaliere del cavallo bianco, notò Sofia, aveva un modo tutto particolare di muovere il bacino, alzandolo e abbassandolo con tenace costanza e raffinata potenza. 
Quel movimento così ben adeguato al trotto del cavallo procurò strani pensieri alla donna.
Abituata com’era a perdersi nelle emozioni dei personaggi nei suoi libri preferiti, Sofia non faticò a lasciarsi andare alle sue fantasie. Non fu difficile per lei immaginare seduta davanti a quell'uomo una donna sinuosa intenta ad accogliere il movimento del suo bacino  e tutto quello che ne conseguiva. Lasciandosi andare a quella fantasia avvertì forti brividi sulla pelle, nonostante il sole. 
Ma non era il sole a scaldarla in modo così prepotente bensì quelle fantasie, alimentate dall’immagine sfocata dell’uomo sul cavallo bianco che si spostava al trotto con un argenteo orizzonte come fondale.
I due uomini a cavallo si allontanarono, e Sofia sospirando abbandonò le sue fantasie posando gli occhi sul libro, riprese la storia lasciata la sera prima entrando nei personaggi tanto da far battere il suo cuore all’unisono con quello dell’eroina del libro. 
Intanto il sole continuava a scaldare la sabbia, e tutto ciò che vi era poggiato sopra, comprese le creature che in quella fredda giornata di gennaio avevano deciso di passare qualche ora in riva al mare.
Passò un po’ di tempo, un’ora, forse più, quando da lontano Sofia scorse le sagome dei due uomini a cavallo tornare. Ora il sole era alto nel cielo e la sabbia tiepida e invitante, la donna si tolse le scarpe per infilare i piedi tra i granelli piacevolmente caldi. Anche le mani vi aveva infilato e quel tepore amabile pian piano le aveva scaldato le membra, e poi la pelle tutta, uno strano calore sentiva ancora dentro, nel basso.
Gli uomini si avvicinarono e proprio davanti a lei scesero per far riposare i cavalli. 
Quello smontato dal cavallo bianco le suscitò un sussulto. Tolto il cappello da equitazione vide che era biondo, e alto, con spalle larghe. Sicuramente un bell’uomo, ma in effetti anche l’altro lo era. Il primo, però, aveva qualcosa in più agli occhi di Sofia. 
Forse quel modo superbo di muovere il bacino. 
O forse semplicemente un ricordo legato a qualcosa di molto più intimo e misterioso.
Per non farsi notare, nascose il viso dietro il libro. Ogni tanto sporgendo la testa osservava l’uomo che accarezzava il muso del suo bel cavallo, sussurrandogli qualcosa alle orecchie. Di nuovo si chiese Sofia quale tipo di patto potessero aver stretto uomini e cavalli, che alle donne continuava a rimanere sconosciuto. 
E chissà qual’era il patto specifico tra quell’uomo e il suo cavallo. 
L’armonia tra i due era perfetta. 
C’era qualcosa di estremamente sensuale e vitale che circondava la relazione tra uomo e animale, una relazione che si perdeva nella notte dei tempi.
L’uomo salì nuovamente sul cavallo e accarezzandogli il capo lo sprono al passo, qualche metro verso sinistra, e poi indietro qualche metro a destra. Sofia sbirciava da dietro il libro. Il movimento del bacino dell’uomo continuava a provocarle un forte turbamento. Di nuovo socchiuse gli occhi e in uno spiraglio di luce vide la sagoma sfocata dell’uomo sul suo cavallo e di nuovo quella donna sinuosa davanti a lui, che era lei, ormai muoversi senza più freno.
Il sole alto, il rumore del mare, quella sagoma di uomo e cavallo tra le ciglia socchiuse di lei, tutto il caldo e l’umido della sensualità del mondo. Ecco cosa sentiva Sofia, un trasporto al quale non sapeva dare nome, quasi senza rendersene conto infilò una mano nella maglietta a sfiorarsi un seno. Il capezzolo era lì, indurito come fosse in attesa. Ma c’era qualcosa di molto più interiore e intimo ad essere in uno stato di insostenibile attesa. Il suo corpo dentro, le sue viscere calde, sanguigne. L’unica cosa che desiderava in quel momento era accogliere il movimento dell’uomo, sul suo cavallo, fino in fondo, a toccare l’intimo più intimo di lei, fino a riempirla di siero vitale. 
Quell’uomo biondo e bello sì, ma esclusivamente in quella prodigiosa immagine che lo coglieva in una simbiosi dall’elevata virtù estetica e inconscia con il suo animale.
Uomo e cavallo. 
Da quanto tempo quelle due specie avevano stipulato un patto tra loro?
Osservò ancora l’uomo sullo splendido cavallo bianco allontanarsi, non lo avrebbe rivisto mai più eppure quelle fantasie le sarebbero rimaste ancora per molto dentro di lei, a scaldarle le viscere come nessuno mai. 
Sorrideva malinconica, ora Sofia, all’idea che in un tempo passato che si  perde nella notte dei tempi, gli uomini e le donne avevano dimenticato di stringere un patto tra loro.

mercoledì 18 luglio 2012

Sogno

.. Entra il giovane poeta,
pallido, nobile fragilità di sognatore.
Sta aspettando la sconosciuta,
l'ha appena vista passare e sparire,
giusto il tempo di riconoscerla.
Oh disperazione d’amore,
oh quale struggente smarrimento: l’attesa.
Cala un velo di luce lunare.

La sconosciuta arriva con gesti angelici
e voce astrale.
Il linguaggio universale della notte dei tempi, 
che lui comprende con l'ausilio di fate.
Istanti di pura poesia ed incanto,
passione, virtù giovanile.
L'attimo è intenso ma già passato,
fuggevole sogno nella notte.
I due si inseguono ancora, si cercano,
tra una folla di smarriti spettatori notturni.
Testimoni di un disegnatore
che plasma personaggi e destini,
attingendo al tessuto sanguigno
delle umane emozioni,
cui solo gli artisti sanno dare contorni.
Infine quelle domande, a scavare nell’anima,
ad annunciare il principio della fine,
o, semplicemente, la fine del principio:
'Uomo, ti sei mai chiesto chi sei?'

venerdì 15 giugno 2012

Corpo accogliente

Corpo accogliente.

Ho ancora davanti a me
un viso serio, la bocca contratta
nemmeno un sorriso.

E poi nei timpani parole
e l'incapacità mia di capire.

Attimi che vanno
imprevisti, concentrati, amplificati
ed uno sguardo liquido.

Non tollero più i condizionali
Non tollero le negazioni
Non tollero la ragione
Né la capacità di sublimare
Sotto, nella pelle, sotto, nelle vene
Brama di vita
Cosa è questo non so.

E la notte viene ogni sera
distruggo la mia voglia di nascere
morendo fino allo stremo.

Poi sola, non tollero la solitudine
ed il sonno scivola via
nonostante la necessità di dormire.

Il giorno avverto il corpo muoversi a stento
l'estate non aiuta, il caldo, lo scirocco
è scirocco la voglia che ho dentro.

E’ scirocco, e movimento di marea, e luna crescente
brama di venire alla luce in questa seconda vita
custodita da tempo nel fondo dell'anima.

Fondi di caffé nei quali leggere il futuro
o un passato remoto, dimenticato
cerco il corpo accogliente

Inseguo la zona oscura
La scheggia segreta che non si mostra
Che non mostro
Racchiusa nelle parole
Ti trovo nei libri, nelle storie
Mi riempio di versi talvolta inconsulti
E un linguaggio senza eco
Cenere nel mare.


Mi gioco l'anima ai dadi ogni volta che rinasco
e rivelo sempre più il mio modo
nuda
al guardiano dell’anima mia rinchiusa nel faro notturno

Sul quel corpo potrei dormire e sognare
Potrei morire e rinascere
Posso dormire e sognare morire e rinascere
Posso scrivere

Posso.

Cosa è questo non so
forse solo un gioco pericoloso
azzardo di vita.

Estremo bisogno di cuore che batte, e batte forte
forse solo l'ostinata ricerca del sublime
o quella consapevolezza di squarcio
sul corpo mio a mostrare la materia pulsante
che lo riempie e trabocca da ogni fessura,
la mia rinascita, ovunque, continua, quotidiana.

E intanto poggio i miei sogni su un corpo accogliente
e sorrido
all’alba di ogni giorno

Così posso anche morire e rinascere.


martedì 12 giugno 2012

ESTATE

il caldo mi piace, i corpi emanano i propri umori.
il caldo rende la gente più sensibile.
la pelle si scopre e si rende godibile agli altri.
il caldo fa aumentare i battiti del cuore.
e gonfiare il petto per il respiro affannoso.
il caldo scalda gli arti ed i pensieri.
le pelli si abbronzano anche solo per l'esposizione all'aria.
le pelli emanano i propri odori.
e questi si mescolano nell'aria aumentando l'afa.
il sole rende più appetibili i corpi.
e sensuali gli sguardi.
fa caldo.
dentro di me spira vento di scirocco.
oggi è il caldo che mi fa apprezzare
una carezza rubata.
un'attenzione particolare.
uno sguardo malizioso.
un battito di cuore perso nel sussulto del mio corpo sfiorato.
oggi è il caldo che mi fa pensare a te.
una fantasia rubata, da te.
e il mio cuore si ferma un istante,
nell'immagine onirica di un piacere che non conosco.

mercoledì 30 maggio 2012

Recensione di Benedetta Pignataro

Recensione a cura di Benedetta Pignataro

RAGNATELE INVISIBILI di Nicoletta Stecconi

Ho letto con trasporto e tutto d'un fiato l'ultimo nato dell'autrice Nicoletta Stecconi. Poi l'ho riletto per approfondimento ed ecco perché lo raccomanderei senz'altro. La trama, la storia di una coppia felice, Paolo e Francisca, che vive senza storie nella Città eterna. Ma lì entrano in gioco i fili sottilissim......i che legano fra di loro gente che non se lo sogna nemmeno. È così che il testamento spirituale consegnato con inchiostro indelebile sulle mattonelle del bagno dal precedente inquilino, un vecchio scrittore, attrae l'attenzione della protagonista che cerca un senso a quell'orgia di massime. Due parole ne sgorgano: osare e perdonare. E tutto è incentrato sull'azione-reazione che ne derivano. È una ...storia intimistica, aperta e fiduciosa che svela angoscie, incertezze, rancori, slanci, ricerca d'amore e di stabilità nell'ambito societale e familiare. Non è solo il vissuto di Paolo e Francisca, ma quello di tutte quelle anime venute un pò da tutte le parti del mondo nella Metropoli per trovarvi un nido, una ragione di essere, di osare e di perdonare. L'incontro voluto fra Francisca e l'anziano scrittore sarà il filo conduttore che porterà la storia a felice conclusione. Il patos al suo colmo ci trasporta in certi brani, con liriche e sprazi di affettuosi slanci. Ma non si puo' essere tristi a Roma fra quelle antiche memorabili pietre, per questo sappiamo fin dall'inizio che la fine ci donerà il perché si deve osare e il perché perdonare è la sola via.
L'autrice si svela in questo suo libro come una pensatrice libera e morale, una giovane donna che morde a pieni denti nella vita e che sa diversificare la sua prosa con sprazzi di poesia e pennellate di meditazione.

domenica 27 maggio 2012

Recensioni su 'Ragnatele invisibili'

RECENSIONE DI DARIO LESSA
Il Destino è il Gran Tessitore che intreccia le trame di fili sottilissimi, le ragnatele invisibili, quelle che ci legano gli uni agli altri. C’è un filo che parte da Francisca, la protagonista del romanzo, ed arriva a un vecchio scrittore. Questi due personaggi sono il fulcro del racconto, i due alter-ego della scrittrice Nicoletta Stecconi: Francisca e Paolo De Santis, l’autore delle “mattonelle parlanti”. Francisca vive un’infanzia non proprio idilliaca, inquinata dalla dittatura franchista in Spagna che le porta via precocemente il padre e, indirettamente anche la madre. Perché della madre, appunto, la parte più presente è la sua assenza. Francisca si vede costretta a fuggire in Italia, in una bella Roma fatta di “terrazze strapazzate dal vento, lenzuola stese, ombrelloni chiusi ciondolanti, vasi…” e qui si costruisce una vita. Quando con Paolo, il suo compagno, va a vivere nel nuovo appartamento, entrano in scena le mattonelle parlanti: ogni piastrella del bagno ha una scritta, testamento lasciato da un vecchio scrittore che occupava in precedenza la casa. L’eco della voce delle mattonelle è un monito che risveglia la coscienza di Francisca: “Il destino di ognuno di noi è già segnato. La nostra forza sta nel saper cambiare alcune sillabe di questo presagio: bastano poche e ponderate lettere affinché un danno diventi dono”. Tra le vicissitudini incombe il tradimento, anzi i tradimenti. Perché qui entrano in scena la due tipologie classiche di tradimento: quello femminile, più cerebrale, quello di Francisca che perde la testa per un collega che bombarda di e-mail e quello maschile, più carnale, quello di Paolo che si lascia coinvolgere in un’avventura di una sera in un rapporto consumato in auto. Subentra la crisi di Francisca, oltretutto in attesa del secondo figlio. E qui arriva in soccorso il vecchio scrittore. I due si incontrano. Il vecchio racconta la sua storia, la storia un amore mancato, il rimorso che si gonfia nella testa e diventa prepotente, ingombrante, che non scoppia e col quale si deve convivere. Un’esperienza che diviene un passaggio di consegna generazionale. Il messaggio è: io i miei errori gli ho fatti e non posso più rimediare, tu invece puoi, sei ancora in tempo. E il cerchio si chiude, perché la storia gira in tondo, ti accompagna tenendomi dolcemente la mano.
Spesso, oltre al leitmotiv “besame mucho”, viene citato il romanzo di Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere” facendo riferimento al personaggio di Tereza. E qui, chi conosce quel romanzo può trovare affinità interessanti. Scatta in automatico la complice strizzata d’occhio tra il lettore e la scrittrice….
Il romanzo scorre come un film, è molto cinematografico. La lettura è piacevole, fresca come acqua di fonte. Belle anche le poesie che piombano a qua e là come temporali estivi.
Il concetto dei fili che legano i destini degli uomini, il fatto che ogni persona sia legata a un’altra, mi ricorda la teoria di “Sei gradi di separazione” : “La teoria dei sei gradi di separazione è un'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Tale teoria è stata proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy in un racconto breve intitolato Catene..” (Wikipedia). C’è anche un film molto interessante con un giovane Will Smith in splendida forma intitolato appunto “Sei gradi di separazione” che consiglio vivamente.
Brava Nicoletta Stecconi, davvero ha il senso della scrittura, ha i tempi giusti e la capacità narrativa, quella innata, che non s’impara, quella che c’è o non c’è.
Lieto fine, naturalmente, ma con sorpresina.

RECENSIONE DI MARIA ROSARIA VERDICCHIO
Il mistero racchiuso negli strani intrecci delle vite umane. Si dice che nessun incontro destinato ad avere un forte impatto sullo svolgersi delle nostre esistenze, capace di segnare percorsi e indicare svolte e cambiamenti, avvenga mai per caso. E non perché si occulti una soprannaturale regia che dall’altrove predetermini e governi le nostre vite imprimendo tracce lungo le quali inevitabilmente dovranno dipanarsi le nostre storie. Restiamo noi stessi i registi delle nostre vite, per quanto a volte inconsapevoli. Perché i motivi e le ragioni che ci guidano nelle scelte verso situazioni, cose, persone, talvolta sono sepolti nei meandri più nascosti e incoscienti dei nostri pensieri, e tuttavia agiscono e, silenziosi, disegnano eventi e raccontano di noi. Talvolta queste motivazioni giungono da un tempo lontano, la mano nera del passato, sono i nodi esistenziali tramandati fino a noi dalle generazioni che ci hanno preceduti, dalle persone che più ci hanno amato e hanno contato per noi, perché esistono conflitti interiori e dolori talmente grandi, difficili, da non poter essere risolti nel corso di una sola breve vita. Allora toccherà successivamente a noi, spesso del tutto inconsapevoli, sciogliere quei nodi, guarire quei dolori, che diventano parte di noi stessi con una forza e un potere tali da determinare in modo sostanziale, talvolta senza che ce ne accorgiamo, il nostro vissuto presente. Dovremo noi interrompere quella catena, sconfiggere il blocco, oltrepassare il muro e raggiungere il futuro. Lasciare il passato alle spalle dopo aver superato il tratto più doloroso del nostro percorso personale, dopo esserci fermati a ricucire e sanare gli strappi laceranti, le ferite ancora sanguinanti di eventi trascorsi nel tempo ma mai risolti nel cuore. Sarà forse la croce per ciascuno di noi, ma anche il nostro tesoro prezioso. Sarà un percorso accidentato fatto di segnali che faticosamente dovremo imparare a decifrare. Sarà uno strambo giardino di parole scritte "sulle mattonelle del bagno", orme che ci guidano, tracce indelebili, fiori da cogliere con la certezza che tutte le volte, per ogni fiore colto, ne nasceranno in suo luogo altri mille. Sarà il prezzo da pagare per proseguire e crescere in tutti i sensi. Sarà una sofferta ma meravigliosa possibilità per far sì che la nostra vita sia libera da ogni trappola, da ciò che non ci appartiene davvero o comunque non più, e finalmente diventi, nel bene e nel male, soltanto nostra.

RECENSIONE DI GAETANO ZINGALES
Le “Ragnatele invisibili” di Nicoletta Stecconi.
“Osare e perdonare” (?)
Generalmente, impiego un mese per leggere un libro dovendo attendere ad altre “fatiche” giornaliere. Ma “Ragnatele invisibili” di Nicoletta Stecconi mi ha coinvolto sino a divorarlo in quasi una settimana.
Un libro che scava nella psiche dell'essere umano inducendolo ad una autoanalisi del suo vissuto e del suo presente: una scannerizzazione degli angoli più nascosti del proprio “ego” .
La scrittrice ci offre tasselli di vita spruzzati da pennelli roteanti nell'ambiente che circonda la protagonista del romanzo e che, affastellandosi, compongono il quadro in cui l'animo si ritrova nel suo percorso di vita.
Il divenire genitrice, con il conseguente passaggio dalla spensieratezza all'assunzione di responsabilità, l'attenta osservazione del paesaggio e degli eventi atmosferici , la descrizione di momenti vissuti vengono vergati con una prosa scorrevole, che, a tratti , diviene poesia di stile ungarettiano.
“Osare e perdonare”, scrisse sulla mattonella il vecchio scrittore, ed è il leitmotiv che attraversa il racconto.
Osare in una relazione adulterina virtuale , che corre lungo il filo di uno scambio di e-mail e che si materializza in un unico intenso bacio? E che riprende, dopo un lungo silenzio, con le parole di Francisca: “...il mio cuore batte forte ed il mio corpo è in subbuglio...”
Perdonare la sbandata di una sola notte del marito per salvare il loro rapporto consolidato, pur tuttavia, attraverso un forte legame di amore? Per salvare se stessi ed i loro figli da una rovinosa separazione? Furtiva scopata in una scomoda auto penalizzata da un pesante giacere nel medesimo talamo, per camuffare le apparenze nei confronti della figlia, astenendosi per lungo tempo dal fare sesso coniugale. Un casuale rapporto sessuale, quello dell'uomo, che fa da contrappeso al tradimento on-line, ma non solo, di Francisca.
Perdonare la madre che, con i suoi problemi esistenziali di giovane vedova, non rivolse le dovute attenzioni di affetto e di guida durante la crescita adolescenziale della figlia, rimasta orfana del genitore, vittima del regime franchista, cui era molto legata?
E' il vecchio scrittore, vittima anch'egli di un amore perduto per non avere osato, che , con la sua saggezza, indirizza la giovane donna sulla strada da seguire attraverso il perdono.
“Osare” può andare talvolta bene , ma talaltra male. Ma, se non si è “osato” in una storia, andata in malora, non si saprà se, osando, la “cosa” avrebbe avuto uno scorrere con il lieto fine.
“Perdonare” per salvare un'esistenza , o la vita di una comunità familiare od anche , forse, di una collettività, comporta una forte tempra per superare un ricordo talora drammatico. Il perdono, però, non porta con se la dimenticanza del torto o del male ricevuti.
Pagine che inducono alla riflessione in quanto dipingono un mosaico esistenziale adagiato su una rete in cui convivono passioni, amarezze, dolori, astio ed amore, in definitiva momenti non piatti di vita giornaliera cui un essere normale va incontro percorrendo la strada della sua vita. La quale ha tante varianti!
Fili invisibili di ragnatele legano uomini e donne “con un fine segreto”, accomunati , però, in un lontano tempo già alle spalle, da un rapporto vissuto nello spazio di un chiarore lunare. Una inquieta presenza interiore che si pone la domanda su cosa è la felicità:”... è l'attimo già passato”, la “...eterna ricerca dell'Eden perduto”.
Una vita vissuta con l'episodica presenza “purificatrice” delle dolcissime note di “Besame, besame mucho...”.

RECENSIONE DI DIRCE SONCIN
Quando pensiamo alla nostra vita, siamo portati a circoscrivere i fatti e le persone dentro alla ristretta cerchia del nostro quotidiano: la famiglia, il lavoro, la casa. I nostri pensieri si fermano là, dove nasce la "ragnatela". Qualche volta però, accade un fatto nuovo, allora riusciamo a scorgere i "fili" che si diramano verso punti ...ignoti. E noi possiamo scegliere se seguirli, oppure rinunciare. E' quello che accade a Francisca. Le "mattonelle parlanti", sono i suoi pensieri, caotici, ingarbugliati, hanno bisogno di essere messi in ordine. Ha bisogno di sapere. Ha bisogno che qualcuno le racconti una storia, e allora tutte le tessere del puzzle trovano il loro posto. Raccontare storie è il modo in cui riusciamo a dare un senso alle cose.
"OSARE E PERDONARE" sono le parole chiave della vita di Francisca. Perdonare i dolori che le persone che amiamo a volte ci causano, ci rende liberi di "osare". Non è forse questo il senso dell'ultima emaildi Marco? Osare e Perdonare.

RECENSIONE DI TERESA D'ANIELLO
Nicoletta Stecconi è una giovane scrittrice piena di talento e > è il suo romanzo di esordio .
La protagonista Francisca raccoglie se stessa seduta alla scrivania , dove svolge il suo lavoro, ed inizia a raccontare. Scrive di se , della sua vita e della necessità di verità .
La malinconia di cui è preda è un’onda instancabile , la tristezza che la pervade è il flusso di una marea costante . La marea la conduce ad un atto di ricerca di quell’ identità che non si decide ma si scopre , che si indaga e si interroga. Raccontarsi diviene scoprire chi si è. E’ un fatto individuale ma nello stesso tempo accoglie i tratti di un’appartenenza culturale di molti di noi .
>.
Scappata dalla Spagna in tenera età con la mamma per sfuggire alle persecuzioni franchiste , costruisce il suo futuro con Paolo a Roma . La sua vita si intreccia con quella di un anziano scrittore che aveva lasciato testimonianza di sé con frasi scritte sulle mattonelle del bagno di casa , quella stessa casa dove ora vive Francisca. Le frasi diventeranno ragnatele invisibili che legheranno i due protagonisti . >.
La lettura del testamento dello scrittore incuriosisce e risveglia la coscienza di Francisca, che affronterà un percorso interiore : > .
L’accusa è rivolta alla mamma Penelope rimasta da giovane vedova di Fernando , il papà di Francisca , arrestato dalla polizia franchista con l’accusa di sovversione e del quale non si saprà più niente . Penelope vivrà affrontando la sua solitudine e la sua pena con angosce e depressione. Per Francisca la madre diviene così un’assenza assoluta: >.
Le inquietudini della protagonista nascono da qui e si alimentano nel suo vivere quotidiano: il lavoro , il marito Paolo , il tradimento coniugale , la figlia Martina.
L’incontro cercato e voluto con l’anziano scrittore diviene unico ed illuminante nella sua particolarità ed è una risposta risolutiva al malessere di Francisca:
>. La risposta tanto desiderata è proprio qui , nell’esercizio quotidiano e difficile della vita e Francisca ne trarrà armonia e il coraggio del perdono.
Nicoletta Stecconi ha il dono di essere una scrittrice visiva come Lalla Romano . Tempo e spazio sono ritagli , frammenti di diario ; lo scorrere narrativo nell’anima, con il senso di sperdimento e angoscia, libera il rimpianto del passato , riconcilia con sè stessi aderendo incondizionatamente al proprio destino .
L’incomunicabilità e la solitudine così ben descritte dall’autrice, rimandano alla scrittura di Anna Maria Ortese che amava narrarsi per incontrare il proprio dolore e, nel trasformarlo in racconto, curava la propria anima.

Presentazione di 'Ragnatele invisibili' Salone Internazionale del Libro di Torino - 2012

Presentazione collettiva Edizioni Leucotea, il mio libro 'Ragnatele invisibili' insieme a 'Un coupè anni 70' di Fernando Felli, 'Dove sei?' di Lorenzo Coltellacci e 'Confessioni' di Dario Lessa - Salone Internazionale del libro di Torino, 13 maggio 2012.
Grazie al simpatico Claudio Achilli e al bravissimo Fausto Cabra, che hanno valorizzato le nostre opere con i loro interventi.

Con Matteo Moraglia, il mio editore, che insieme a noi autori sta realizzando un sogno. Grazie.